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Disagio mentale: l’emergenza Covid-19 ha fatto esplodere una situazione già compromessa

Aggiornamento: 9 apr 2020

Il Gruppo di Ricerca per la Salute Mentale “ Conoscere per Migliorare” aderisce all’appello della Lettera Aperta della Presidente UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale) Gisella Trincas, rivolta al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute, ai Presidenti delle Regioni e Provincie Autonome, agli Assessori Regionali alla Sanità e all’ANCI Nazionale.

Il nostro gruppo sottolinea l’importanza di questo appello sulle gravi ripercussioni che le misure adottate per affrontare l’emergenza Covid-19 stanno determinando in generale per tutte le situazioni di fragilità e, in particolare, per chi soffre di forme di disagio mentale.

L’emergenza Covid-19 si innesta nella situazione problematica del nostro Sistema Sanitario Nazionale (ospedale e territorio) che, a causa di scelte politiche ed economiche compiute da almeno 20 anni a questa parte, ha subito un graduale e progressivo impoverimento di risorse finanziarie e professionali.

Con l’accorpamento delle Aziende Sanitarie Locali e dei Dipartimenti di Salute Mentale, con la riduzione dei Centri di Salute Mentale e dei Centri Diurni, si è verificato un grave e pericoloso sottodimensionamento dei servizi pubblici territoriali, essenziali per la prevenzione, la cura e la riabilitazione di chi soffre di un disagio mentale.

Questo fondamentale compito è svolto da un numero sempre più esiguo di medici psichiatri, psicologi e operatori con una pesante ricaduta sulle condizioni psichiche e fisiche di cittadini ammalati. Inoltre la diminuzione dell’organico comporta un aggravio di compiti e responsabilità sul personale sanitario che va incontro a situazioni di frustrazioni e stress.

La grave carenza di servizi e operatori sul territorio rende difficile il monitoraggio delle attività nelle Comunità Terapeutiche, Centri Diurni, Gruppi Appartamento…. (attività sempre più esternalizzate affidate dall’ASL al privato profit e non profit e alla cooperazione sociale), oltre alla difficoltà di garantire adeguato sostegno domiciliare alle famiglie e alle persone in carico ai Servizi e di garantire percorsi personalizzati di ripresa.

Queste condizioni critiche si sono ulteriormente aggravate con le misure adottate a causa della epidemia in atto: infatti i Centri di Salute Mentale, i cui operatori erano privi dei dispositivi di protezione individuale, hanno sospeso la loro “attività ordinaria”: attività riabilitative, di gruppo e individuali, incontri e sostegno ai famigliari, borse lavoro e tirocini, garantendo solo le urgenze.

E’ necessario che tutti i servizi territoriali di salute mentale continuino a garantire le attività terapeutiche ai propri pazienti applicando le norme dovute all’emergenza, con gli accessi contingentati per garantire il distanziamento fra le persone sia negli ambulatori che per gli interventi domiciliari, dotandoli di tutti i dispositivi di sicurezza e di protezione necessari.

Pensiamo che occorra mettere a disposizione anche strumenti online per interventi a distanza (metodo già adottato in diversi casi), visto l’aumento dei bisogni di sostegno psicologico che provoca la situazione di isolamento delle persone seguite dai Centri di Salute Mentale in modo che i pazienti e le famiglie non si sentano abbandonati.



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