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Psichiatria: cura precoce a casa, open dialogue modello Piacenza.

Aggiornamento: 9 apr 2020

L’articolo di Giovanni Cedrone, del 27 marzo 2020, “Il coronavirus si sconfigge casa per casa. Modello Piacenza” in Salute, https://www.sanitainformazione.it/ ci informa di come il primario di oncologia dell’ospedale di Piacenza, il dottor Luigi Cavanna, abbia deciso di scendere in campo contro il virus.

Il medico è partito dalla constatazione che i malati di coronavirus venivano portati in ospedale in fase già avanzata e quindi spesso già bisognosi della terapia intensiva. La sua idea è stata quella di formare delle piccole squadre di medici, tra cui un radiologo, e di andare a domicilio fin dalle prima avvisaglie della malattia (febbre alta e difficoltà respiratoria). L’ecografia rivela lo stato dei polmoni e indica se sono stati attaccati dal virus.

Noi in questa sede non vogliano, però, dilungarci sulle problematiche drammatiche del coronavirus e le possibili proposte operative di intervento, (chi volesse può accedere direttamente all’articolo pubblicato su facebook), a noi, come gruppo che è coinvolto nel campo della psichiatria, la cura “casa per casa” ha fatto subito venire in mente che anche aggredire la malattia mentale dal principio in modo precoce , a domicilio, senza quindi ospedalizzare il paziente, può cambiare l’evoluzione della storia.

Giovanna Del Giudice ( medico che ha lavorato con il dottor Basaglia negli anni settanta) nel libro ... e tu slegalo subito. Sulla contenzione psichiatrica dove parla del Csm e delle visite domiciliari , afferma che "nella visita domiciliare si tende a un avvicinamento", a un incontro con l'altro nel suo ambiente di vita dove diventa possibile che lo sguardo si allarghi dalla malattia alla persona, ai suoi modi di vita, alla sua casa alle sue relazioni famigliari e di vicinato, ai suoi desideri, e alle sue aspettative. ( pag 111 collana 180 edizioni Alphabeta verlag Merano 2015), riconoscendo il valore dell’intervento a casa.

Un vero approccio al disagio psichico che mira al trattamento dei pazienti psicotici nel loro ambiente domestico si ha con l’Open dialogue che coinvolge medici, operatori ,famiglia e rete sociale del paziente.

L’Open Dialogue, si forma in Finlandia per opera di Jaako Seikkula che si ispira agli studi del gruppo di ricerca diretto da Alanen, alla fine degli anni ’60, che lavorava con l’obiettivo di realizzare un modello flessibile di cura per i pazienti schizofrenici e per le loro famiglie, una cura “su misura”.

Visti i risultati positivi ottenuti nell’applicazione del trattamento, nonostante le difficoltà, dal 1987 l’Open dialogue in Finlandia diventa una pratica comune nel sistema di cura pubblico dando inizio a un lento processo di trasformazione: dall’ospedalizzazione alla cura a domicilio.

Soprattutto negli esordi il paziente non viene portato all’ospedale, ma si risponde alle crisi acute istituendo una riunione di gruppo : insieme alla persona interessata partecipa la sua famiglia, altre persone amiche e tutti i professionisti coinvolti. Pertanto la riunione di cura (alla presenza di tutti i componenti) costituisce il contesto terapeutico chiave del Dialogo Aperto unificando i professionisti e la rete in un insieme collaborativo.

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